Mano
di fiori per una scala reale giocata contro il tempo.
Prima il seme, poi il fiore, poi il frutto. In una teoria dell'evoluzione
di un'immagine. L'idea combinatoria che totalizza punti riflette una
qualità tassonomica (del creato) dell'icona, in un'allegra sfilata
di frammenti, forti e coriacei, come solo un frammento sa essere, poiché
indistruttibile, incapace di deteriorarsi ulteriormente (chè
per un fiore è una gran bella conquista).
Il
frammento congelato, sottratto alla corrosione del tempo suggerisce
l'immagine salvifica di una paradossale fragilità umana astratta,
riconosciuta dall'occhio implacabile e poi messa sotto vetro, in attesa
di tempi migliori.
E' la piccola torre di vetro dove si riposano i sogni meritevoli, le
prospettive ben riuscite, i colori da non dimenticare, tralci di muse
messe a dimora per innesti futuri. Solo l'abbondanza della conservazione
suggerisce completezza, parti un tempo unite, indiscutibili, ma per
questo inconoscibili. Dalla perdita il particolare trae il proprio irripetibile
valore. E possiamo passare l'inverno. Il frutto chiuderebbe la partita;
si potrebbe spremerne il succo, distillare il senso puro senza zucchero
aggiunto. Ma vincerebbe il tempo e noi rischieremmo di perdere una fiorita
raccolta di attimi.
Valeria
Cumini
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